Un altro “morso” è possibile.

Nel 2020 la somma della ricchezza netta delle famiglie, delle imprese, delle società finanziarie e delle amministrazioni pubbliche è pari a 10.329 miliardi

Il patrimonio delle famiglie italiane è costituito da proprietà immobiliari e per 4.800 miliardi da risorse finanziarie. Dei 10.000 miliardi il 70% è posseduto dal 20% delle famiglie italiane più ricche, mentre il 20% più povero ne possiede l’1,3%.

In un recente articolo abbiamo dimostrato come al crescere dell’indebitamento delle amministrazioni pubbliche segue uno speculare incremento della ricchezza di famiglie e imprese, e che gli oltre 600 miliardi di Debito Pubblico posseduti dalla Banca d’Italia potrebbero essere cancellati senza particolari riflessi nell’economia reale perchè trattasi di una mera partita di giro.
Ma aldilà che ciò accada in futuro o meno, è abbastanza evidente che se la sommatoria della ricchezza netta dei settori istituzionali italiani è di oltre 10.000 miliardi, il debito delle amministrazioni pubbliche non è un particolare problema se considerassimo che questo indebitamento pubblico è il riflesso della ricchezza del settore privato.
Se anche dovessimo azzerare l’indebitamento pubblico, teoricamente tassando il settore privato si potrebbe ottenere questo risultato riportando il debito pubblico a zero: sarebbe sbagliato, non avrebbe particolare senso, ma teoricamente potremmo farlo.
Tuttavia poiché il 70% della ricchezza delle famiglie, dunque 7.000 miliardi, si concentra nel 20% delle famiglie più ricche, sarebbe ovvio andare a recuperare queste risorse in questa fascia, ossia nel quinto percentile più ricco della società.
Ma come racconta bene questo articolo la gran parte della tassazione pesa sui redditi da lavoro e sui consumi.
Allora proviamo ad immaginare cosa accadrebbe se volessimo azzerare il debito delle amministrazione pubbliche, prelevandolo dalla ricchezza delle famiglie italiane più ricche. La loro ricchezza calerebbe di 1.473 miliardi, facciamo 1.500 miliardi per fare cifra tonda, e la loro ricchezza passerebbe da 7.000 a 5.500 miliardi di euro: equivarrebbe ad una patrimoniale una tantum del 21,4%.
Senza più debito della Amministrazioni Pubbliche il nostro Paese sarebbe il fiore all’occhiello per tutti gli investitori internazionali oltre che nazionali. Avremmo una spesa per interessi sul debito molto ridotto, con decine di miliardi di euro che potremmo dirottare verso la spesa pubblica utile a redistribuire la ricchezza verso le fasce meno agiate della popolazione.
Tuttavia, nell’arco di qualche decennio, il nostro modello economico ci riporterebbe esattamente dove eravamo prima. Dunque, sia che si cancelli parte del debito pubblico attraverso la cancellazione delle passività nel bilancio di Bankitalia, sia che lo si faccia attraverso una patrimoniale sul 20% delle famiglie italiane più ricche, il problema nel medio-lungo termine si riproporrebbe.

Possibile che non riusciamo a immaginare un modo diverso di produrre e distribuire la ricchezza?
Se ci è chiaro come nasce la ricchezza, è meno chiaro come nasce il debito, poiché entrambi in verità sono connessi ai meccanismi e alle regole con cui si genera la moneta.
Ma anche il dibattito sulla moneta, in fondo, ha lo stesso difetto di quello sul debito e sulla redistribuzione della ricchezza, o sulla rimodulazione della tassazione: si prende in esame sempre un pezzo del problema, e mai l’insieme, l’intero, che ha un nome preciso e riguarda la salute e il benessere della popolazione. E volendo andare ancora più al cuore del problema, riguarda il senso e il fine che come comunità umana abbiamo e ci diamo nel nostro stare al mondo. Poiché se è evidente che esiste una sacra dimensione individuale e famigliare che attiene alla libertà umana, è altrettanto vero che esiste una dimensione sociale e comunitaria che attiene al nostro convivere insieme nell’ambiente che ci è stato dato. E qui si pongono nuovi ordini di problemi che gli economisti fanno molta fatica a risolvere, poiché riguardano più che la spiritualità, la Metafisica ossia l’insieme dei principi su cui si fonda il sistema delle nostre credenze. Cosa vuol dire questa strana parola? Vuol dire, per fare un esempio semplice, che se fossimo nati in una tribù di indigeni che praticano il cannibalismo, cresceremmo ritenendo normale praticarlo, poichè attiene ai valori, alle credenze, e dunque ai principi della comunità in cui siamo nati.

Se questo è chiaro, risulta evidente che il cortocircuito e le difficoltà che incontriamo nel risolvere i nostri problemi sociali risiedono nel fatto che non solo non abbiamo una metafisica condivisa, ma non sappiamo di averne una o più di una, eppure ve ne sono diverse che ci guidano e ci fanno confliggere come se diverse tribù praticanti il cannibalismo volessero pretendere di convivere armoniosamente negli stessi villaggi, mangiandosi a vicenda come se nulla fosse. E così anche noi competiamo come degli indigeni incravattati, senza chiederci più neanche il perchè.
Ricapitolando, abbiamo dimostrato che con una soluzione o un’altra, potremmo azzerare il debito delle amministrazioni pubbliche mantenendo una ricchezza di oltre 10.000 miliardi di euro: equamente divisa fra 60milioni di italiani, per rendere l’idea, equivarrebbe ad oltre 170mila euro pro capite neonati inclusi…e pensare che ci strappiamo le vesti per il Debito Pubblico italiano…
Il problema dell’Italia dunque al momento non è la ricchezza, ma evidentemente il modo in cui è distribuita, e anche se fosse distribuita equamente, con 170mila euro procapite, abbiamo fatto notare come con l’attuale Metafisica applicata al nostro vivere sociale nell’arco di qualche decennio torneremmo alle stesse condizioni di partenza.
E’ possibile dunque reimpostare il nostro vivere sociale restituendoci un senso comune?

La risposta è evidente: certo che si.
Ma dobbiamo sapere che per farlo e nel farlo avremo i cannibali di sempre che vorranno continuare a esercitare le loro pratiche difendendo privilegi e concentrazioni di potere che rendono il vivere sociale estremamente complesso per la maggioranza della popolazione.
Il problema è noto ed attanaglia la Storia dell’umanità da secoli, ma forse sarebbe importante ripartire ricordandoci che “un altro morso è possibile”: basterebbe smettere di mangiarsi a vicenda.
Il nostro invito, occupandoci di energia e di monete complementari, è di concentrare gli sforzi nella costruzione di comunità locali in cui il cannibalismo economico è vietato, avviando percorsi di autodeterminazione che affrontino produzione e consumo dei beni, e il modo in cui li scambiamo dotandoci di strumenti monetari comunitari liberi. Tuttavia, ci rendiamo anche conto che senza una metafisica condivisa, ossia senza un nuovo modo di concepirci insieme, anche queste comunità possono tendere a replicare i problemi affrontati in questo articolo.
Prima di iniziare, dunque, ognuno dovrebbe prima chiedersi se ha risolto i suoi problemi con il cannibalismo, perché siamo nati in una società in cui si pratica il cannibalismo economico e se non ci liberiamo da questi condizionamenti riporteremo queste tendenze in qualsiasi cosa faremo.