E’ nata prima l’innovazione sociale o il bisogno che porta ad innovare?
Può una idea innovativa essere innestata in un territorio, o è solo dal territorio che può nascere la giusta idea innovativa?
Di questo e di altro parla questo interessante articolo di Davide Pellegrini, che vi invitiamo a leggere, cogliendo l’occasione per condividere una riflessione.
Parlare di comunità comporta necessariamente l’adozione di un nuovo paradigma. Questo genera significati e principi non commensurabili con quelli del paradigma dominante.
L’idea del mercato, del profit e del no profit, del guadagno privato e dell’interesse collettivo, assumono una connotazione completamente diversa quando sì è all’interno di una comunità.
Questa entità, la comunità, ai più perfettamente sconosciuta, è l’esempio lampante che il riferimento culturale che si stimola nell’immaginario collettivo quando la si cita, è lontano anni luce da una sua comprensione reale, possibile soltanto attraverso una esperienza di vita diretta.
Pertanto, non solo la sharing economy non può fare a meno del locale, ma non può ancor più fare a meno di una comunità locale: una comunità locale che non si riduce alla somma degli abitanti di un territorio.
Cosa sia davvero una comunità locale, è qualcosa che dovremmo sforzarci di riscoprire insieme, per evitare che la sharing economy e l’innovazione sociale non si rivelino l’ennesima moda passeggera.