monete complementariLe monete complementari, nella loro applicazione in sistemi di scambio locale, sono sempre più diffuse e sperimentate in Italia e nel mondo. Sperimentazione che non prende solamente l’aspetto tecnico, che vede replicare funzionalità e semplicità identica ai sistemi di pagamento in moneta legale, ma sopratutto le dinamiche socioeconomiche che ne sono il presupposto.

Software di gestione di conti correnti “simil bancari”, pagamenti con carte, con QR code, transazioni sicure in circuiti web, biglietti in carta simili alla moneta confermano che la tecnologia è alla portata delle persone “di strada”; anche noi di Rete di Mutuo Credito contribuiamo all’avanzamento tecnologico.

Ma cosa serve per dare movimento a cotanta “moneta” tecnologica? La stessa identica cosa che serve all’Euro. Qualcosa da movimentare: relazioni tra persone che vogliono scambiare beni e servizi su base locale.

Lo dicono chiaramente Stefano Boffini responsabile area sociale BCC Cassa Padana, e Giuseppe Guerini presidente Confcooperative Bergamo e presidente di CECOP-Cicopa Europa in questo articolo che parla anche delle possibili interazioni tra Banche di Credito Cooperativo e sistemi di monete complementari.

“Si apre dunque una nuova sfida che riguarda il come reinventare il mutualismo bancario, per restituire alle comunità locali, alle famiglie, ai piccoli imprenditori, alle formazioni sociali che arricchiscono i nostri territori una rete di banche cooperative, che investano sul primo valore che da solidità e autenticità all’economia e alle banche: la fiducia e la credibilità.”

I punti salienti, sviluppati nel dettaglio nell’articolo:

1) La rivitalizzazione dello scambio mutualistico con i soci.
2) Il legame con le formazioni sociali: la sussidiarietà come mutualismo che istituisce comunità.
3) Integrare strumenti e tecniche bancarie con nuovi dispositivi: micro-credito, crowdfunding, sistemi di pagamento locali.
4) L’impresa sociale strumentale per la mutualità esterna.
5) Dotarsi di uno sguardo a livello di capogruppo sul Terzo settore e l’economia sociale.

Gli autori propongono adesso quello che cerchiamo di realizzare da più di 10 anni. Speriamo che passino dalle proposte ai fatti. infatti concludono:

“…In definitiva sarebbe un po’ come “mantenere dentro” nella BCC-banca di gruppo, una piccola cassa rurale, come nucleo generativo di una particolare forma di “cooperativa di comunità” che alimenta il credito di relazioni fiduciarie e di legami di reciprocità che continuerebbero a dare senso e valore al denaro e all’economia. Dice Luigino Bruni che anche piccole diversità, posizionate però alla radice della formula imprenditoriale, fanno cambiare sostanza a tutta l’organizzazione. Per spiegarlo ricorre alla metafora dell’uomo e del maiale, che sono diversissimi, ma hanno il 99% del codice genetico in comune.”

L’articolo è meritevole, buona lettura.